ANDAR PER LIBRI. (6) Libri ri-creativi: un libro e “tante letture” tra parole e immagini

Quante volte, sfogliando un libro senza leggerne la storia, capita d’imbattersi nelle illustrazioni, restandone folgorati e rapiti. Lasciandosi trasportare dall’immaginazione la storia prende corpo nella nostra mente, i personaggi si animano e una pagina dopo l’altra la vicenda diventa sempre più articolata. Le illustrazioni, con i colori e le forme ma anche con i misteri trasmessi dall’ambiguità delle immagini, narrano da sé la vicenda grazie alla capacità del lettore-osservatore che vede e immagina. Poi si decide di leggere la storia, quella vera, quella scritta dall’autore per il proprio lettore e ci si accorge che in realtà la storia è ben diversa da quella che abbiamo immaginato. Magari siamo riusciti ad azzeccare il protagonista ma per il resto la storia, i rapporti tra i personaggi, lo snodarsi delle vicende, e magari anche il finale, sono completamente diversi. Ma è stato comunque bello poter andar oltre il testo scritto, leggere le immagini, proprio come fanno i bambini che non hanno ancora imparato a leggere. E chissà quante altre storie avrebbero potuto prender vita dall’incontro di quelle illustrazioni e della nostra immaginazione.
I libri possono essere letti tante volte e tante altre volte ci invierebbero dei messaggi diversi. Capita di leggere lo stesso libro a distanza di anni e spesso ciò che ci aveva colpito anni prima viene sostituito da qualcos’altro che un tempo era passato inosservato. Dipende da noi, dalla nostra mutevole esperienza, dalla capacità dell’autore a rendere il libro universale – e quindi rivolto a persone diverse, persone che mutano, crescono e fanno esperienze – e infinito. Anche nella letteratura per l’infanzia accade qualcosa di simile. Abbiamo evidenziato come la forza delle immagini, a volte, parli senza l’aiuto delle parole rendendo il libro ancora più ricco, facendolo diventare un oggetto da scoprire di volta in volta, in base al momento, allo stato d’animo, alla voglia di giocare con esso. Accade anche con le parole. Leggiamo una storia semplice che ci piace, ci diverte, ci trasmette emozioni. Poi ci rendiamo conto, magari dopo una seconda lettura che quel libro parla molte lingue: parla d’amicizia… ma anche di solidarietà… e ancora di integrazione. Di volta in volta scopriamo aspetti nuovi che ci aprono una nuovo punto d’osservazione verso il mondo, con parole semplici ma efficaci. Pensiamo ad esempio ai libri di Leo Lionni. Un libro essenziale nelle illustrazioni e nel testo scritto come Piccolo blu e piccolo giallo potrebbe sembrare a primo acchito esaurirsi in un soffio: macchie di colore che si incontrano e giocano. In realtà è sorprendente come bambini piccolissimi – parliamo di bambini di un anno – riescano invece ad emozionarsi quando Piccolo blu, cercando disperatamente il suo Piccolo giallo, finalmente lo trova e si abbracciano forte; oppure quando i due protagonisti, non riconosciuti dai genitori, si sciolgono in lacrime. Alla scuola dell’infanzia il libro può diventare uno spunto per giocare con i colori primari e scoprire quelli secondari. Bambini un po’ più grandi – intorno ai tre anni – focalizzano la loro attenzione sull’amicizia delle due macchie di colore: giocano, stanno bene insieme, si cercano e condividono gioie e dolori. Ma ecco che la storia va oltre. Ci si accorge che le famiglie dei due bambini sono separate, diverse. I colori distinguono ciascuna famiglia – quella blu e quella gialla – che vive nel recinto ipotetico delle mura di casa. Solo i bambini, di tanti colori diversi, giocano e si divertono insieme. Ma alla fine del racconto l’amicizia dei bambini, che unendosi e completandosi a vicenda diventano verdi, coinvolge nella gioia della “buona notizia” di averli ritrovati anche i genitori, che unendosi per la prima volta in un abbraccio diventano verdi anche loro, integrandosi. Leo Lionni è un maestro della semplicità e dei grandi temi, ogni suo libro offre la possibilità di leggerci dentro tante storie, tanti significati. Pensiamo alla storia del topo Federico che trascorre tutta l’estate – osservando il cielo, i prati e ascoltando i rumori della natura – come la cicala della favola di Esopo mentre gli amici topolini procurano faticosamente le provviste per l’inverno. Il finale, a differenza della tradizionale La cicala e la formica, però darà ragione a Federico: nella vita non è solo il cibo ciò che conta ma anche i sogni, i colori le gioie immateriali come la poesia e le parole, importanti fonti di vita. Nella vita è inutile affaticarsi senza sosta e infatti è importante godersi appieno ogni momento anche per osservare il cielo e ascoltare se stessi. Questo c’insegna il topo Federico e molto altro.
Un libro che rende omaggio a Leo Lionni (E non solo. Rende omaggio, per quanto riguarda le illustrazioni, anche a grandi pittori come Mirò e Matisse: i giochi che piccola macchia fa con i suoi amici ricordano appunto i quadri del surrealista spagnolo e del “fauvista” francese.) e in modo particolare al suo Piccolo blu e piccolo giallo è Piccola Macchia ( L. Le Néouanic, Piccola macchia – Petite tache, 2005), Stoppani, Bologna, 2005, di Lionel Le Néouanic, uno dei pochissimi libri “astratti” per bambini. Racconta la storia di una piccola macchia nera rifiutata dal gruppo perché diversa (i compagni di gioco sono forme compiute e colorate) che grazie ai consigli paterni riesce a tirar fuori il tesoro nascosto dentro di lui, per tornare dagli amici e stupirli. E così accade! Piccola macchia ha una dote incredibile: sa trasformarsi in tutto quello che vuole. Perdonate le piccole forme, insegna loro il suo trucco e insieme si divertono a giocare e creare nuove figure. Un libro divertente che stimolando la fantasia e la creatività – grazie alle illustrazioni astratte che si avvalgono di macchie e forme piuttosto che di personaggi strutturati – insegna ad avere fiducia in se stessi e a credere nelle proprie personali potenzialità, ma anche nelle possibilità degli altri.
Il tema del colore e della diversità ritorna anche nel bellissimo libro di Beatrice Masini e Patrizia La Porta Bibo nel paese degli specchi (B. Masini, P. La Porta, Bibo nel paese degli specchi, Carthusia, Milano, 2007), una storia delicata e sensibile che tratta il tema dell’adozione. Bibo è un bambino che non ha nessuno al mondo e abita nel Paese dei Bambini Soli. Un giorno una coppia di grandi, che vivono nel Paese dei Grandi Soli e desiderosa di avere un bambino, incontra Bibo facendolo diventare parte della loro vita. Bibo è finalmente felice ma arrivato al Paese degli Specchi, osservando il suo riflesso e quello dei genitori, si rende conto di essere diverso: lui è blu mentre i suoi genitori sono arancioni. Ma l’amore dei genitori e l’esperienza faranno capire a Bibo che non è il colore ciò che conta. Una storia d’amore e di amicizia, di paure e di speranze che, soprattutto attraverso le illustrazioni (Nelle illustrazioni inizialmente Bibo è completamente blu e i genitori sono arancioni. Pian piano, una pagina dopo l’altra, notiamo che il piedino di Bibo è arancione e gli occhi dei genitori diventano blu, sino a quando vanno via per la loro strada ormai entrambi blu e arancioni.), fa comprendere come le persone, anche se possono sembrare così diverse, piano piano si completano e si arricchiscono vicendevolmente. Ancora sul colore, ma questa volta il tema è la timidezza, è la storia Viola non è rossa (L. Farina, M. Marcolin, Viola non è rossa, Kite Edizioni, Bologna, 2008). Viola è una bambina così timida che sogna di essere invisibile, o addirittura un camaleonte, pur di coprire il rossore del suo volto. A discapito del suo nome il suo colore è rosso, che più rosso non si può! Ma per fortuna incontra nella sua strada la timida Nerina, che dalla vergogna si fa bianca bianca, e insieme diventeranno più sicure di sé, “perché due bambine timide sono meglio di una”!
Per concludere, tra gli albi illustrati che parlano di diversità, sentimenti e amicizia si segnalano Compleanno nella giungla ( A. Ghasempour, A. Nobahar, Compleanno nella giungla (Jungle Party, 2007), Mondadori, Milano, 2007) e Il cerchio chiuso ( F. Khalatbaree, A. Namvar, Il cerchio chiuso (Vicious Circle, 2007), Mondadori, Milano, 2007). Il primo è scritto in stampatello e racconta l’avventura del piccolo corvo che invita gli altri animali alla sua festa, rendendosi conto delle diversità di ognuno. I disegni si prestano a laboratori sull’illustrazione, sul colore, sul disegno. Il secondo testo racconta la storia di una bambina che scopre di essere adottata, ma che trova anche un mondo dove è possibile che siano i figli ad adottare i genitori.

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