Scacco matto a me: gli scacchi come palestra di vita. Si diverta chi può!!!

Stamattina si è svolto al Magistero, presso la Facoltà degli Studi di Cagliari, un interessante seminario formativo sulla didattica degli scacchi. Affascinata da tempo dalle potenzialità degli scacchi nella didattica e intuendone, attraverso il gioco, le valenze logiche e creative, ho deciso di partecipare al seminario e al laboratorio di psicomotricità nel gioco degli scacchi con l’intento di poter portare nuova linfa alle mie lezioni di matematica ed educazione fisica. Devo ammettere che ho avuto delle piacevoli sorprese perché la mattinata, oltre a fornirmi ottimi spunti di riflessione sulla valenza formativa degli scacchi, mi ha permesso di ragionare anche sullo stretto connubio tra scacchi, logica matematica e informatica. E ora ho in mente diversi giochi da proporre in palestra e alla LIM!

In primis gli scacchi possono essere un ottimo strumento per motivare esperienze matematicamente divertenti e creative: dalla forma della scacchiera quadrata composta da 64 quadrati e l’assonanza con le progressioni geometriche, alle strategie di problem solving da mettere in atto, all’orientamento spaziale nella scacchiera attraverso le coordinate o i “percorsi” da seguire secondo una serie di regole stabilite e movimenti, sino al puro ragionamento che costringe i giocatori a mettersi nei panni degli avversari e prevederne le mosse. Queste alcune delle suggestioni che gli scacchi possono offrire tra i banchi, e non solo, ai nostri studenti. Resta poi la magia della leggenda del gioco degli scacchi e il divertimento del gioco stesso. A tal proposito, alcuni paesi europei hanno deciso di portare avanti la dichiarazione 50/2011 scritta  da parte del Parlamento Europeo sull’inserimento degli scacchi nelle materie curricolari. In Italia non si parla ancora di questo ma, attraverso una serie di iniziative del Miur, si inizia a ragionare sull’importanza che potrebbe rivestire, da un punto di vista didattico, il gioco degli scacchi nelle nostre scuole. Sono stati infatti predisposti una serie di percorsi per la formazione degli insegnanti interessati, organizzate occasioni di gioco e laboratori per i ragazzi sia in orario scolastico che extra-scolastico, forniti materiali utili ad avvicinare alla pratica e al piacere per gli scacchi. In questi anni mi è capitato sia di essere una docente accogliente (una mia terza, anni fa, ospitò per alcuni mesi degli esperti esterni – in orario scolastico – che per un’ora alla settimana insegnavano le tecniche di gioco ai miei alunni) ma anche di diventare una mamma di un appassionato di scacchi proprio grazie alla scuola (mio figlio, lo scorso anno, ha partecipato ad un laboratorio di scacchi  – in orario extrascolastico – che lo entusiasmo tantissimo). Con mio figlio gli scacchi diedero vita ad un piccolo miracolo: lui, perennemente distratto e con la testa fra le nuvole, si classificò al primo posto nel torneo della scuola battendo avversari più grandi di lui e più scafati. Ricordo che vedendolo giocare, attento e concentrato come mai mi era capitato di vederlo nei suoi 7 anni di vita, rimasi profondamente colpita. A quanto pare non c’è da stupirsi se questo gioco sia in grado di coinvolgere tutti e far raggiungere ottimi risultati anche a bambini iperattivi, autistici, asperger, BES, con sindrome di down e con problemi legati a fenomeni di bullismo. Inoltre chi pensa che gli scacchi siano un gioco di simulazione alla guerra si sbaglia di grosso: questo gioco consente di operare un confronto intelligente e corretto tra avversari, si porta dietro un forte senso etico, è privo di barriere di genere, di età e di etnia.

scacchi
Foto Mia

Tutti giocano a scacchi e nessuno resta escluso. Per molto tempo questo gioco è stato considerato il gioco dei Re. La leggenda (La leggenda del Bramino Sissa e dei chicchi di grano) vuole che fu proprio un Re persiano del VII ad introdurlo nella sua corte coinvolgendo poi le corti vicine. Un gioco che per secoli fu solo per le classi elevate, appassionò cavalieri e dame di corte e seguì le vicissitudini politiche e culturali dei Paesi che dall’oriente sino all’occidente portarono avanti la tradizione degli scacchi. I primi tornei e le sfide risalgono all’epoca rinascimentale ma il primo torneo moderno fu solo nel 1851 a Londra (con il primo ExPo) e il primo campionato mondiale ufficiale risale solo al 1851. Da allora gli scacchi hanno compiuto una lunga strada, avvicinato nazioni, creato reti di scambio. Anche i pezzi e le regole del gioco sono cambiate nel tempo come è anche cambiato l’approccio agli scacchi prima rivolto solo ad un pubblico adulto e formatosi con capaci e sapienti maestri di scacchi, oggi alla portata di tutti con internet, luogo dalle grandi potenzialità che permette
non solo di trovare in rete tutte le informazioni sulla storia e le tecniche di gioco degli scacchi ma ci consente di sfidare giocatori provenienti da tutte le parti del globo.

Molti considerano ancora gli scacchi un gioco difficile, fatto per menti illuminate, e di non facile applicazione. In realtà le regole del gioco sono semplici e si basano su una serie di movimenti base. Tutto il resto è matematica, memoria, strategia e calcolo delle probabilità. Facile!, direte voi in tono ironico. Si sono compiuti passi da gigante anche in tema di “formazione” e mentre prima gli scacchi erano considerati un gioco da adulti oggi i bambini imparano a giocare da piccolissimi (addirittura iniziano le prime esplorazioni già dalla scuola dell’infanzia) e in breve tempo diventano abili giocatori. La passione e il divertimento forniscono senz’altro un’ottima spinta motivazionale ma anche il piacere di vincere una sfida e di imparare a risolvere situazioni difficili non sono da sottovalutare. Oggi si consiglia un approccio semplice al gioco degli scacchi, grazie soprattutto al Dottor Sebastiano Paulesu che lo ha inventato, consistente nel metodo ideografico: basato sull’analogia con la scrittura ideografica e sulla traslazione dal piano dell’immagine o del simbolo a quella dell’idea, caratterizzato dalla concretizzazione delle idee astratte per mezzo di associazioni mentali e dalla forte carica creativa. Le immagini e i simboli diventano il veicolo ideale per memorizzare mosse e pattern utili al gioco. Un importante ruolo poi è rivestito dai movimenti in rima. Il dottor Paulesu ha infatti inventato delle brevi filastrocche utili a memorizzare i movimenti dei pezzi sulla scacchiera suggerendo anche importanti strategie di gioco. I bambini imparano il gioco con immagini, filastrocche, proverbi e il divertimento. La scacchiera diventa viva e interagente, prima si lavorava su scacchiere in stile lavagna magnetica-disegnabile, adesso con le LIM è possibile reinventare la didattica degli scacchi. Proprio a tal riguardo, mentre riflettevo sull’uso delle nuove tecnologie nel gioco degli scacchi, ho pensato alle mie lezioni di coding in cui la scacchiera creata sulla LIM per insegnare ai bambini a pensare le istruzioni da dare per muovere i personaggi nei labirinti non può che trasformarsi in scacchiera per il gioco degli scacchi. I giochi possibili sono tanti e realizzabili con poco. Durante il laboratorio di psicomotricità infatti abbiamo usato una scacchiera gigante e realizzato una serie di giochi per insegnare ai bambini le regole degli scacchi che sono trasferibili senza alcun problema anche alla LIM. Interessante lavorare in palestra con la scacchiera gigante (e se non è in dotazione a scuola creare dei percorsi a mo’ di scacchiera coi cerchi e usando le attrezzature della palestra come se fossero i pezzi da muovere) e in classe con la scacchiera sulla lavagna interattiva multimediale. Ci sarà da divertirsi insomma e soprattutto da imparare: proprio quello che piace a me!

Vi terrò aggiornati sugli sviluppi 😉

PS: per saperne di più su metodo ideografico e didattica degli scacchi vi consiglio di fare un giro sul blog di Sebastiano Paulesu (trovere un sacco di giochi e proposte didattiche interessanti ma anche spunti di riflessioni e progetti) e dare uno scuola al sito della Federazione Scacchistica Italiana riguardo al progetto Scacchi a scuola: troverete come poter accedere alla formazione e ricevere anche il kit di scacchi per giocare in classe coi vostri alunni! Buon divertimento e scacco matto a tutti

2 Comments on “Scacco matto a me: gli scacchi come palestra di vita. Si diverta chi può!!!”

  1. Grazie, finalmente qualcuno che condivide la mia posizione sugli Scacchi come gioco “non (troppo) difficile”! Il problema è che questo pregiudizio è duro a morire, la scuola non collabora troppo ufficializzando il gioco come materia scolastica, infine ci si mettono… i giocatori stessi, spesso un po’ arroganti e discriminanti nel selezionare “chi sa giocare è chi no, chi è degno e chi lo è meno… ”, allontanando molti di coloro che vorrebbero imparare ed alimentando il mito del gioco per soli “Iniziati”. Invito tutti a leggere “L’eterno nemico al circolo degli Scacchi”, breve racconto di Giuseppe Pontiggia, per capire esattamente cosa intendo. Questa situazione nuoce gravemente alla diffusione del gioco.

    1. Grazie mille per il tuo intervento e per il consiglio di lettura. E speriamo davvero che si muova qualcosa 😉 Mio figlio ha imparato a giocare a scacchi proprio a scuola ed è un appassionato giocatore.

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