ANDAR PER LIBRI. (2) Draghi locopei e dintorni: dalle parole alle immagini per giocare con la lingua

Percorso ragionato su una serie di libri per l’infanzia che “aiutano a vivere meglio” 😉 Suggerimenti di lettura, schede di libri e suggestioni su come utilizzare i testi narrativi a scuola. Il lavoro è parte della mia tesi di Laurea “Letture in gioco. Immagini e parole per creare” A.A. 2007/2008 – Università degli Studi di Cagliari – Facoltà di Scienze della Formazione – Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria.
(Tra parentesi trovate quelle che erano le note a piè pagina della tesi).

Giocare con le parole, riflettere sulla loro formazione e combinazione, provare a comporre rime e misurarsi con i significati che trasmettono sono alcuni degli esercizi-gioco che consentono di avviare una sana riflessione linguistica e allo stesso tempo di creare un rapporto speciale con le parole e i testi. L’apprendimento della lingua – che oggi punta molto l’attenzione sull’uso creativo delle parole – si rifà a una didattica che stimoli all’interesse, alla motivazione e alla scoperta tramite il gioco, ai tanti linguaggi alternativi offerti dalla società e anche alla corporeità. I tradizionali metodi didattici che si rifacevano allo studio mnemonico e agli esercizi monotoni di copiatura (pensiamo ad esempio all’insegnamento delle lettere dell’alfabeto attraverso gli esercizi di copiatura e ripetizione delle “aste”) sono stati via via soppiantati da nuove tecniche d’insegnamento basate sulla creazione testuale e l’espressione di sé. Proprio a partire dall’ormai famoso I draghi locopei (E. Zamponi, I draghi locopei) molti testi rivolti alla prima infanzia hanno cercato di fare del gioco e della creatività gli elementi fondanti per l’apprendimento della disciplina linguistica. I titoli sono numerosi e gli spunti offerti dagli autori si arricchiscono costantemente. È interessante notare come molti di questi manuali si rifacciano al gioco e al divertimento come stimolo all’apprendere. Tra i tanti testi si segnala Divertirsi con le parole di Rosanna Leotta (R. Leotta, Divertirsi con le parole. 60 giochi per imparare l’italiano e non solo. Dai 4 ai 12 anni, Franco Angeli, Milano, 2001) un piccolo manuale che contiene sessanta giochi utili all’apprendimento dell’italiano a partire dalla scuola dell’infanzia. I giochi, suddivisi per fasce d’età, si avvalgono – oltre ai giochi di parole “stile Ersilia Zamponi” – del potere espressivo dei bambini legato in modo particolare al disegno e alla manipolazione (Interessanti gli esperimenti di apprendimento delle lettere dell’alfabeto e delle sillabe – nella fascia 4-5 anni – attraverso l’utilizzo del pongo) ma anche alla corporeità (Come ad esempio l’esercizio-gioco di far “interpretare” ad ogni bambino una lettera dell’alfabeto – espressa con il proprio corpo nello spazio – per comporre serie di parole o frasi compiute).
Sebbene i manuali rappresentino forse la guida più diretta all’insegnamento creativo dell’italiano e alla riflessione linguistica, anche la letteratura per l’infanzia, e con essa quindi gli albi illustrati, dimostra un grande interesse per i giochi di parole, le rime, le poesie, gli aforismi e la creatività espressiva e linguistica in generale. Tantissimi gli albi illustrati che accompagnano le immagini a brevi testi in rima a partire dalla primissima infanzia e forse ancora prima. È il caso di Mammalingua (B. Tognolini, P. Valentinis, Mammalingua. Ventuno filastrocche per neonati e per la voce delle mamme, Edizioni Tuttestorie, Cagliari, 2002) un incantevole libretto di filastrocche alla scoperta delle lettere dell’alfabeto, delle prime parole, della vita e della voce materna. Mammalingua è un viaggio attraverso i suoni delle parole, la musicalità e il ritmo, ma allo stesso tempo è il viaggio della vita dai primi respiri di quando si viene al mondo alle prime scoperte della realtà fatta di gioie, sentimenti, pianti e paure che trovano conforto nella voce materna. Le illustrazioni, semplici e spesso monocromatiche, seguono, arricchendolo, il testo e lo completano. Il libro rappresenta una sorta di iniziazione alla poesia e ai suoni linguistici tipici della filastrocca.
La poesia però diventa anche mistero e scoperta nel libro Questa è la poesia che guarisce i pesci (J.P. Siméon, O. Tallec, Questa è la poesia che guarisce i pesci -Ceci est un poeme qui guerit les poissons, 2005-, Lapis, Roma, 2007) un bellissimo albo francese su un tema che trova sempre più spazio: la poesia proposta ai bambini. È la storia del piccolo Arturo e del suo pesce malato di noia. Il bimbo scopre che l’unico rimedio per aiutare il suo pesciolino è la poesia. Ma che cos’è una poesia? Qualcuno glielo saprà spiegare? Così Arturo comincia a cercare, rovista in cucina, sotto il letto e poi corre tra le strade, chiede a Lolo il venditore di biciclette, alla signora Tondi la panettiera, al vecchio Mahmoud che viene dal deserto, ad Aristofane il suo canarino e le risposte sembrano essere tutte alquanto bizzarre. Ma quando Arturo le ripete una dopo l’altra al suo pesciolino rosso scoprirà cos’è la poesia e quali siano gli effetti magici che sa creare. Il libro è un omaggio alla poesia, un tentativo ben riuscito di presentare e spiegare ai bambini questo universo così affascinante.
Altro tema affascinante, e che sta riscuotendo molto successo nei bambini, è l’aforisma, un tempo destinato a un pubblico di lettori più maturi. Tra i testi più interessanti e recenti si segnala Cosa dirò da grande. Il primo libro di aforismi per bambini (F. Albertazzi, Cosa dirò da grande. Il primo libro di aforismi per bambini, Einaudi, Torino, 2008),“un libro ideale per non restare senza parole”. Il libro raccoglie, in paginette finemente illustrate, parole famose e aforismi pronunciate dai grandi – i grandi della cultura, delle letteratura, del cinema, dell’arte a partire da Bruno Munari, Gianni Rodari e Mario Lodi, ma anche Oscar Wilde, Stan Laurel, Leo Lionni e tanti altri) – con la mente e il punto di vista dei bambini. I temi affrontati ruotano intorno al gioco, ai grandi, alla scuola, agli amici e alle paure. Parole per giocare ma soprattutto per riflettere (Ci limitiamo a citare due aforismi pronunciati rispettivamente da Munari “Se un bambino dice «ho sbagliato» quando commette un errore, è già grande più di tanti grandi” e Rodari “I bambini che smettono di giocare ai sogni a occhi aperti rinunciano a diventare davvero grandi”) . L’aforisma ritorna anche nel simpaticissimo Il pesce spada e la serratura ( G. Risari, F. T. Altan, Il pesce spada e la serratura. 100 ipotesi contro l’impossibile, Beisler Editore, Roma, 2007), un breve testo surrealista che parte da una constatazione: il pesce spada non può guardare dal buco della serratura. Attraverso cento aforismi, di volta in volta poetici, provocatori, polizieschi, romantici, impegnati, perfettamente razionali, vengono avanzate una serie di spiegazioni per questa situazione, per il povero pesce spada, piuttosto incresciosa. Gli aforismi si sposano magnificamente con i disegni di Altan che ha scelto e illustrato con umorismo alcune delle ipotesi più divertenti. Gli aforismi, se come genere si rivolgono a un pubblico adulto, rappresentano anche per i bambini una fonte di divertimento, risvegliando la loro capacità di associare binomi fantastici.
Della stessa autrice si segnala anche L’alfabeto dimezzato. Storie di coccodrilli scottati e scimpanzè in piscina (G. Risari, C. Carter, L’alfabeto dimezzato. Storie di coccodrilli scottati e scimpanzè in piscina, Beisler Editore, Roma, 2007) un alfabetiere speciale, in cui le consonanti, semplici o composte, ricevono finalmente l’attenzione che meritano: B, C palatale, C velare, passando per GL, GN, H e finendo con W, X, Y, Z. Attraverso delle allitterazioni giocose, l’autrice compone ventisette microstorie surreali che ricordano molto l’alfabetiere munariano alla scoperta delle lettere.
Filastrocche, poesie, aforismi e primi contatti con le parole ci portano a riflettere sulla lingua, sui diversi linguaggi e sulla capacità di comprensione. Un testo che in qualche modo punta l’attenzione sulla capacità e l’importanza di interpretare i messaggi orali che in qualche modo sembrano lontani dalle nostra cultura ma anche dalle nostre capacità – spesso basate sulla superficialità – è La lingua speciale di Uri scritto da David Grossman (D. Grossman, La Lingua speciale di Uri (…), Mondadori, Milano, 2007) . Il piccolo Uri sta imparando a parlare ma stranamente utilizza soltanto poche lettere. Conosce bene le vocali ma trova difficoltà a utilizzare le consonanti… e nessuno comprende cosa dice. Per fortuna il suo caro fratello Yonatan funge da traduttore simultaneo di quello strano linguaggio. Avendo cinque anni, Yonatan si trova infatti a metà strada tra due mondi, non è “né grande né piccolo”, e per questo può diventare “interprete” della lingua del fratellino. Attraverso questa piccola storia Grossman riflette sul linguaggio e il mondo dell’infanzia, sull’incapacità degli adulti di osservare la realtà attraverso gli occhi dei bambini e sull’importanza della mediazione e dell’interpretazione per risolvere problemi e malintesi, più o meno banali.

Capire la lingua degli altri è alla base di qualsiasi forma di comunicazione. E questo, calato nel mondo in cui vive lo scrittore, non riguarda solo adulti e bambini. L’importanza del dialogo e della comprensione reciproca è fondamentale anche nel rapporto tra due popolazioni in conflitto: è l’unica strada possibile per arrivare alla pace (M. Pace, Grossman e La lingua speciale di Uri, in « Andersen » n°242, 2007).

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