Le macchine semplici e le leve. Unità di apprendimento di scienze in classe quinta.

Immagine LEVEEsattamente tre anni fa entravo finalmente in ruolo, realizzando, dopo tanto studio e fatica, il sogno di diventare insegnante. Proprio l’altro giorno, quando un’amica preparava l’orale per il suo concorso, ho ripensato con emozione alla scarica di adrenalina provata durante le ventiquattro ore trascorse dall’estrazione della traccia per l’orale al momento dell’esposizione davanti alla commissione. Un’esperienza indimenticabile in cui ti rendi veramente conto che devi fare conto su te stessa e le tue capacità e devi farlo al meglio, subito e senza perder tempo. Così ho deciso di raccontarla questa esperienza e di regalarvi anche l’unità di apprendimento che elaborai e che può tornare sicuramente utile anche perché l’argomento che mi capitò non viene quasi trattato nei libri di testo scolastici. Ma ora vi racconto com’è andata.

Il concorsone del 2012/13 è stato per me un’opportunità da prendere al volo perché, mi dicevo al tempo, se avessi dovuto aspettare la chiamata da graduatoria avrei rischiato di diventare vecchia vagando anno dopo anno da una classe all’altra. Quindi, pur lavorando e continuando a mandare avanti “decorosamente” la mia quotidianità familiare, mi son rimboccata le maniche e ho iniziato a preparare il concorso. Ho preparato i test per il quizzone e giocando anche d’astuzia (domande da lasciare in bianco per non rischiare di perdere punti che mi avrebbero garantito di prendere il punteggio richiesto… in base a quelle sicuramente giuste… e calcolando il fattore di oscillazione del rischio) sono riuscita a superarlo. Ho superato lo scritto con i suoi temi da sviluppare in venti righe (e devo dire che ho veramente avuto difficoltà a dover scrivere in maniera così stringata) e la traduzione di inglese (sul funzionamento delle sinapsi!) con le relative domande a risposta chiusa. E finalmente è arrivato (ai primi di luglio) l’esame orale: preparazione di un’unità di apprendimento da sviluppare in trenta minuti davanti alla commissione e successiva interrogazione di inglese, didattica e normativa per un’altra mezz’ora. Insomma: giocarsi tutte le carte in un’ora di interrogazione cercando di sfruttare al massimo lo studio e le competenze acquisite in anni di formazione e lavoro sul campo. Alcuni giorni prima ho preparato una serie di slide neutre e pronte all’uso in modo da poterle sviluppare in base ai contenuti in breve tempo, ho lasciato marito e figli alla casa al mare in modo da avere la casa in città completamente a mia disposizione, ho preparato il cibo che avrei mangiato e sistemato i materiali che mi sarebbero potuti servire. Insomma: ho cercato di ottimizzare al massimo i tempi. Quando vai ad estrarre la traccia ti può capitare di tutto, insomma… tutto lo scibile umano tu devi essere in grado di trasformarlo in meno di 24 ore in un’UdA efficace, accattivante, completa e professionale.

Alle 15 in punto mi presento alla sede d’esame, scelgo da un grande schedario una busta chiusa, il commissario la apre e mi assegna la traccia: Scienze, classe quinta, Le macchine semplici e le leve. In quel momento, con le colleghe che appena leggono la mia traccia si disperano dicendomi “Aiuto cosa diavolo ti è capitato!!!”…, abbozzo un “Ok, è tutto sotto controllo…”, poi mi precipito in macchina e inizio a disperarmi: Le leve accidenti! Fatte forse in fisica in prima superiore… temo di non ricordare più niente… o forse di non averne mai saputo niente! Cosa farò?

Arrivo a casa, accendo il pc e inizio a fare ricerca. In meno di mezz’ora sulle leve so tutto! Sono la massima esperta di leve (non c’è niente come la paura che ti faccia apprendere in men che non si dica… ehehehe) e finalmente pronta ad elaborare la mia UdA sulle leve. Mi metto all’opera e per l’ora di cena ho sviluppato le slide e i contenuti: PPT Le macchine semplici e le leve.

Ceno con calma e cerco di rilassarmi. Dopo cena inizio a buttar giù la mia lezione. Ho fatto le slide ma devo anche esporle. Inizio a scrivere e decido di rivolgermi alla commissione come alla mia ipotetica quinta. Il videoproiettore sarà la mia LIM e loro i miei alunni. Sarò me stessa come sono in classe: le battute, la curiosità, le attività ludiche, le scoperte, le domande mirate… Insomma, mi divertirò e cercherò di divertire. Vado a dormire all’una di notte con la lezione pronta e l’adrenalina in corpo che non mi permette di dormire. Alle 7:00 sono già in piedi e dopo una colazione veloce rivedo le slide e la lezione, sistemo alcuni dettagli e poi inizio a ripetere cronometrandomi: devo esporre tutto in massimo trenta minuti.

Alle 15 sono davanti alla commissione, con la mia lezione e la voglia di parlare. I trenta minuti passano veloci e mi fermano loro proprio allo scadere di ciò che dovevo dire. Prosegue l’orale e dopo quasi un’ora sono fuori, libera come l’aria. Ciò che ricordo subito dopo sono io in auto che mi dirigo alla casa al mare dove mi attendono i miei figli e mio marito, lo stereo con le canzoni dei Queen, la felicità di avercela fatta e di aver preso il massimo dei voti e la soddisfazione di aver lavorato al meglio.

Ora rileggendo la mia unità mi rendo conto che in questi tre anni le mie competenze si sono arricchite e l’unità potrebbe essere integrata pensando ad attività in FlipClass oppure strutturando un’apposita lezione sulla LIM che rimanda a contenuti multimediali. Le possibilità sono tante e infinite. Con questo mio percorso ho cercato, come sempre del resto, solo di darvi delle idee per ideare e sviluppare una vostra UdA. Perché diciamocelo… il lavoro dell’insegnante è bello proprio perché creativo. O no?

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