Il ciclo vitale in classe prima (1): riflettere sul senso della vita a partire dal concetto di morte

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L’anatra, la Morte e il tulipano – Giulia

Da insegnanti sappiamo bene che fare scienza alla scuola primaria (soprattutto al primo biennio ma anche nei successivi tre anni) significa dare l’opportunità di esplorare la realtà con occhio critico, incuriosire, insegnare ad operare con metodo scientifico e, in modo particolare, offrire la possibilità di fare esperienze concrete atte a stimolare riflessione. Fin dalla prima elementare si affronta il tema della vita e le grandi questioni che riguardano l’esistenza umana. Questo avviene in modo spontaneo e naturale, così, quando si inizia a discutere di viventi e non viventi, i bambini sentono altrettanto spontaneamente la necessità di porre a noi insegnanti questioni per loro fondamentali: la vita, la morte e il senso dell’esistenza.

Si parte da esperienze semplici: sistemare sulla cattedra una serie di oggetti eterogenei e chiedere loro di distinguere i viventi dai non viventi; mostrare immagini di animali, piante, esseri umani, minerali e oggetti di uso comune e classificarli in base a caratteristiche che inizialmente vengono solo intuite. Si operano delle distinzioni nette e ben definite tra viventi e non viventi, si cerca di capire come collocare ciò che ci circonda in queste due grandi categorie. Un tempo questa distinzione non avrebbe avuto senso. Per un bambino del Settecento, ad esempio, questa richiesta “colloca gli oggetti nella categoria giusta tra viventi o non viventi” non avrebbe avuto alcun significato: la cultura di quel tempo infatti non operava una distinzione netta tra chi era vivente e chi non lo fosse ma ordinava tutto in un unico grande filo comune mettendo ogni cosa presente sulla Terra in un unico calderone: pietre, animali, muffe, esseri umani… Oggi la questione invece è ben diversa. Gli esseri viventi, considerati tali perché rispondenti a determinate caratteristiche, sono ben distinti dai non viventi e a loro volta vengono suddivisi in altre categorie specifiche (i cinque regni).

Il nostro viaggio è iniziato con una pagina di LIM tutta da riempire e una tempesta di cervelli da scatenare (brainstorming… per gli addetti ai lavori). Partendo dall’osservazione, e attraverso una serie di domande chiave, ci siamo posti una prima questione: possiamo avere qualcosa in comune con quello che ci circonda? Nelle settimane precedenti avevamo scoperto che pur essendo tutti diversi ognuno di noi ha in comune con qualsiasi altro essere umano il funzionamento del proprio organismo e particolari caratteristiche fondamentali. Ma possiamo affermare la stessa cosa se ci confrontiamo con una matita? con un cane? con una pianta? Per tutti è ovvio che noi non abbiamo niente in comune con una matita… mentre, forse, il cane potrebbe avere delle caratteristiche simili alle nostre… e la pianta? La questione si fa spinosa e così chiedo di concentrarci sul nostro organismo: come funziona? da dove viene? come cambia? come vive?

Pensiamo a come siamo venuti al mondo… Come siamo adesso? Siete nati esattamente identici a ora? Di cosa abbiamo bisogno per crescere? E poi… dureremo in eterno? Riflettiamo su noi e la matita: ha avuto una mamma che l’ha partorita? All’inizio dell’anno la matita che ho sul banco era piccola piccola e poi, dopo essersi nutrita, è cresciuta? Forse l’anno prossimo avrà tante altre piccole matitine e quando sarà vecchia o malata, o cadrà dal banco, morirà?” I bambini ridono sotto i baffi ma hanno capito: con la matita non ci sono dubbi. Pensiamo allora ad alcuni animali che abbiamo a casa: il discorso è ben diverso. E con le piante? In questi casi è opportuno farsi guidare dai racconti e dalle idee dei bambini ma senza perdere di vista l’obiettivo: capire la differenza tra viventi e non viventi. La lavagna serve proprio per appuntare le nostre idee e non farci perdere la bussola. Finalmente, dopo tanto discutere giungiamo alla conclusione che gli esseri viventi: nascono, si nutrono, crescono, si possono riprodurre e infine muoiono. Per la prima classe tutto questo (che è già tanto) ci può bastare. Respirazione, movimento, stimoli saranno argomenti da affrontare in seguito, quando avremmo a nostra disposizione un bagaglio di esperienze e saperi più consistente. Nonostante tutto, il tema della morte è molto sentito e i bambini vogliono affrontare subito la questione: molti di loro “non ci stanno a morire”, questa cosa che alla fine si muore non piace a nessuno. Sento che bisogna affrontare l’argomento e così lascio, a chi vuole, raccontare eventi legati alla morte. In questi racconti tutti ci sentiamo più vicini e pronti a condividere preoccupazioni e momenti dolorosi. In questi casi è necessario muoversi con delicatezza: temi così importanti possono essere insidiosi. Spesso tendiamo a non voler affrontare con i bambini argomenti che per loro sono fondamentali. Non ne parliamo sperando che loro non ci pensino. In realtà alla prima occasione ci rendiamo conto che non solo loro ci hanno già pensato ma che si sono già posti dubbi e fatto sì che le paure riempissero lo spazio creato dai nostri silenzi. Io credo che sia invece importante tirar fuori le preoccupazioni e i pensieri dalla nostra mente perché “dentro sembrano molto più grandi, pesanti e dolorosi… mentre fuori, condivisi, trasformati in parole, diventano più leggeri e ci fanno sentire meno soli”. Rendersi conto di non essere gli unici a provare paure o dubbi o preoccupazioni o sofferenza ci rende meno vulnerabili. Io, inizialmente, non avevo intenzione di affrontare il tema della morte ma fare scuola, per me, significa ascoltare i bisogni dei miei alunni e loro, palesemente, mi hanno chiesto di affrontare insieme la questione. I dubbi riguardano soprattutto il “dopo la morte”: si sale in cielo? (“ma cosa vuol dire maestra andare in cielo?”); si diventa angeli? (Ci trasformiamo quindi?); che cosa succede davvero sottoterra? Io da insegnante posso solo stimolare la riflessione e restare imparziale, affrontare la questione da un punto di vista scientifico e lasciare alle sensibilità personali tutto il resto. Chi sono io per dare risposte? Le insegnanti devono porre questioni e offrire stimoli e strumenti per stimolare risposte che non sempre sono oggettive. Queste, spiego loro, sono questioni molto intime e personali sulle quali si sono espressi i più grandi pensatori ma nessuno può con certezza dire di aver trovato la verità, la risposta giusta. Le religioni, ad esempio, affrontano la questione della morte in modi diversi: qualcuno crede che ci sia un Paradiso, qualcuno che si resti sempre in contatto con il mondo terreno attraverso lo spirito, altri che si diventi angeli, altri ancora che ci si trasformi in altri esseri viventi e si riinizi un nuovo ciclo vitale. Oppure altri ritengono che dopo la morte il nostro corpo, come quello di tutti gli altri organismi viventi, finito il proprio ciclo, smetta di esistere e quindi muoia.  La morte tutto sommato fa proprio parte della vita. Non esisterebbe vita senza morte o viceversa. “Certo, pensare alla morte ci può far paura ma fa parte del nostro percorso di vita… La vita non sarebbe così importante se non terminasse mai”. Racconto la storia del protagonista di un libro che ho molto amato, “Tutti gli uomini sono mortali” di Simone De Beauvoir: un uomo, per scongiurare la morte e riuscire a portare avanti i suoi sogni più ambiziosi, beve un elisir di lunga vita ma ben presto si rende conto, con dolore e sofferenza, che vivere in eterno è una delle più grandi disgrazie. I bambini sono molto colpiti e parliamo per un bel po’: non vorrebbero smettere mai di raccontare. Dopo alcuni giorni propongo loro un libro che riprenderà il tema dell’immortalità.

La volta dopo continuiamo a parlare di viventi e non viventi: mettiamo nero su bianco le caratteristiche che ci servono per operare una prima distinzione. Alla LIM schematizziamo le informazioni e poi sul quaderno chiedo di disegnare da una parte i viventi e dall’altra i non viventi. Vediamo insieme anche un contributo dal Web che ci consente di riflettere e mettere a fuoco quanto emerso sino a questo punto (Rino Computerino). Emergono sempre le grandi questioni: morte, nascita (e con essa salta fuori anche il tema della nascita di tutto e dell’evoluzione), riproduzione. Rientrata a casa decido di cogliere la palla al balzo: perché non sfruttare questi argomenti per parlare delle paure, delle curiosità, della vita e di noi?

Vado in biblioteca e grazie ai preziosi consigli delle bibliotecarie prendo alcuni libri sul tema della morte. Decido di partire dalla morte perché è il tema che i bambini vivono con maggiore apprensione. Dopo la morte affronteremo il tema della nascita e della vita legate alla crescita e al nutrimento e, perché no, alla riproduzione. Ci aiuteranno i racconti.

Per rinfrescarci la memoria propongo alcuni giochi di classificazione alla LIM, un percorso che ho caricato sul web e un video sugli esseri viventi . Giochiamo insieme e riflettiamo. Ci aiutiamo anche con il nostro libro di testo dove la questione viene liquidata in una pagina: viventi e non viventi e ciclo vitale. Alla fine della mattinata tiro fuori dalla mia borsa un albo illustrato: “Il cerchio della vita” di K. Meinderst e H. Jekkers. Il libro, scritto in rima e dalle ricche illustrazioni (sotto trovate il link ad una breve scheda tecnica e su come l’ho utilizzato in classe) affronta il tema dell’immortalità (una bambina ricollega subito il racconto al romanzo della De  Beauvoir) e ci consente di parlare ancora una volta della morte e della sua importanza. Un bambino, dopo una lunga discussione, mi chiede di poter rappresentare la storia in un foglio. Siamo solo all’inizio di un lungo percorso che ci accompagnerà da adesso sino alla fine dell’anno scolastico. Parleremo del ciclo della vita si animali e piante. Costruiremo percorsi e svilupperemo gli argomenti che maggiormente ci interessano e colpiscono.

Sul tema della morte, che concluderò settimana prossima, ho proposto e proporrò in questi giorni, ai miei piccoli alunni, questi albi illustrati (qui trovate le schede tecniche e gli abstract):

  • “Il cerchio della vita” di K. Meinderst e H. Jekkers.
  • “Una mamma come il vento” di A. Bertron
  • “Gedeone” di C. V. Segré e C. Dattola
  • Il video tratto da “L’anatra, la morte e il tulipano” di W. Erlbruch 

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