Cinema & Scuola: per me un binomio indissolubile

IMG_20170924_121811_360Stamattina sono stata sul set dell’ultimo progetto cinematografico del CELCAM diretto dal regista Enrico Pau e che coinvolge una serie di professionisti del settore già formati e in formazione. Di questi progetti negli ultimi anni ce ne son stati tantissimi e hanno dato vita (formando veramente tanti studenti universitari e non solo) a una serie di film davvero interessanti. Tra i recenti traguardi raggiunti dal CELCAM voglio ricordare la selezione e la partecipazione all’ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia con del film di Enrico Pau “L’ultimo miracolo” e quello di Salvatore Mereu “Futuro prossimo” che hanno guadagnato ottima visibilità e riscosso i favori della critica.

Mostra
http://www.youtg.net/v3/index.php/in-sardegna/2615-venezia-la-sardegna-incanta-la-mostra-del-cinema-con-i-corti-degli-studenti-di-unica

L’andata a Venezia (io ero lì con mio marito, docente di linguaggi del cinema e dei nuovi media all’Università di Cagliari, produttore dei due film e artefice di tutto il progetto CELCAM e della formazione cinematografica universitaria) è stata per me entusiasmante da due punti di vista: vivere in prima linea il Festival è stata un’esperienza irripetibile ed esaltante ma è stato ancora più emozionante leggere sul grande schermo veneziano il nome NOTORIUS (l’associazione universitaria di cinema fondata nel 2003 con alcuni colleghi che ha dato vita a questo grande progetto formativo e che ancora produce i suoi frutti). È nato così il mio amore per il cinema: da studentessa universitaria che seguiva le lezioni di storia e critica del cinema alla Facoltà di Scienze dell’educazione. La passione è diventata poi voglia di imparare e costruire: è nata l’associazione di cinema NOTORIUS (sono stata tra le socie fondatrici), i primi corsi di riprese, montaggio e regia, le rassegne, i primi cortometraggi, i premi e i riconoscimenti. Poi la tesi sulla regista sarda Maria Piera Mossa e il lavoro alla Cineteca Sarda. Nel frattempo ho imparato tanto e ho lavorato tanto. In questa esperienza formativa importantissima sono cresciuta e ho anche cercato di trovare la mia strada. Con l’ultimo progetto seguito, tra il 2009 e il 2010, ho dovuto però operare una scelta: investire sul cinema (e puntare tutto sulle mie capacità e la mia passione) o sulla scuola (nel frattempo avevo preso la seconda laurea per poter diventare insegnante)? E ho scelto la scuola. Perché mi sono resa conto che il cinema per me è soprattutto formazione, è conoscenza di un linguaggio speciale, è l’arte di giocare con la creatività ma seguendo delle regole ben precise… proprio come una grammatica. Ho continuato a scrivere saggi legati al cinema, ho continuato a usare la macchina da presa e montare i miei piccoli film, ma ho investito sull’insegnamento. Io credo fermamente nel mio lavoro e lo amo. La passione per il cinema resta e me la porto dietro i banchi: gli audiovisivi sono per me fondamentali anche a scuola. Li uso spesso per introdurre argomenti nuovi o affrontare nuove tematiche. Ho insegnato in diverse occasioni ad utilizzare gli strumenti e i linguaggi del cinema. Amo tutto ciò che riguarda l’educazione all’immagine e credo fermamente che sia fondamentale, in una società come la nostra, padroneggiare il linguaggio delle immagini. Se andate a spulciare nei miei articoli vi renderete conto quanto la mia impronta cinematografica sia sempre presente e quanta importanza rivestono per me le immagini (fisse o in movimento che siano).

Quando oggi ho assistito alle riprese di una scena del film però ho avuto nostalgia: che incanto… che magia. Il regista come un grande direttore d’orchestra che lavora in sinergia con la troupe. Gli attori che, in mezzo alla folla dei curiosi, interpretavano dei ruoli definiti ad hoc. La frenesia e la precisione del lavoro. Ma alla fine sapete cosa mi ha entusiasmato di più oggi? Essere lì con i miei figli. Poter raccontare loro come si costruisce un film, rispondere alle domande, spiegare perché le riprese andavano fatte e rifatte con inquadrature diverse, far notare quanto fosse importante – e perché – non guardare in macchina o fare rumori fuori campo. Insomma: ci si mette sempre di mezzo la formatrice che c’è in me. E ancora una volta mi dico, sì, ho fatto la scelta giusta nel lontano 2010 quando rifiutai la proposta di andare a Roma per imparare il mestiere del cinema.

Qui sotto allego il mio saggio su una delle esperienze più interessanti con il cinema. Il progetto è quello di cui sopra, portato avanti nel 2009-2010 con il regista Salvatore Mereu in due scuole cagliaritane con l’Università. Il saggio è stato pubblicato nel libro Terre Incognite. Cinema e educazione interculturale e si trova anche nel sito Academia.edu: Il laboratorio audiovisivo come luogo di intercultura. Considerazione intorno a un’esperienza di educazione al cinema di Michela Secchi

 

 

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