DifferenziAMO: un percorso di tecnologia sulle merende e il riciclo

Lo scorso anno, tra gli argomenti trattati in tecnica abbiamo affrontato, in maniera abbastanza approfondita, i materiali partendo da semplici classificazioni per arrivare alla manipolazione vera e propria degli oggetti presenti nella nostra realtà quotidiana. Abbiamo scoperto da dove si ricavano, quali sono le caratteristiche fondamentali che li contraddistinguono e ragionato sui tempi di smaltimento o la possibilità di riciclo intelligente. Quest’anno, durante tutto il primo quadrimestre, proseguiamo il nostro percorso sviluppando le informazioni acquisite in seconda per arrivare alla conoscenza dei materiali in funzione della loro riciclabilità e provando a comprendere quali possibilità ci siano di sfruttare ciò che abbiamo in modo da trasformarlo in qualcosa di diverso o semplicemente evitare che diventi rifiuto da smaltire e incenerire.  Questa decisione nasce dalla necessità di insegnare ai bambini a differenziare in maniera oculata e precisa. Nella nostra città e anche a scuola sono arrivati i bidoni dei rifiuti (o materiali da riciclare) differenziati: molti bambini sono ancora incerti su come agire al meglio e spesso ci si confonde. Davanti alla nostra aula abbiamo una bella schiera di bidoni colorati e, in queste prime settimane, mi sono spesso presa la briga di andare a controllare cosa ci finisse dentro: plastica nell’umido, carta nella plastica… secco strapieno a raccogliere tutto quello che non si sa differenziare a casaccio! Un disastro. Per la cronaca devo dire che i miei alunni sono stati da subito attenti: dopo il lavoro avviato lo scorso anno su ecologia, rifiuti e materiali… devo ammettere orgogliosa che hanno avuto particolare occhio di riguardo. Prima di andare a buttare qualsiasi cosa hanno chiesto  a me per evitare errori ma io vorrei farli diventare autonomi e il modo migliore per farlo e renderli operativi subito a scuola con la speranza che lo diventino pure a casa. Proprio perché questa necessità la sento io ma non è detto che sia sentita da altre colleghe delle classi accanto (con cui condivido i bidoni) ho deciso di preparare un semplice cartellone che consentirà a tutti di lanciare uno sguardo e capire dove buttare… ad esempio… i resti delle merende e le loro confezioni.

Siamo partiti proprio da ciò che avevamo sotto mano e che rappresenta (insieme alla carta e ai riccioli di matita temperata) il cumulo di spazzatura più importante: la merenda! Tutto il cibo che portiamo a scuola è avvolto, racchiuso, custodito e “decorato” da involucri di forme, materiali e consistenze diverse. Il problema degli imballaggi è un problema serio: la merenda viene mangiata o al limite diventa rifiuto organico compostabile al 100% ma il resto? Che fine farà? Abbiamo scoperto dallo scorso anno che liberarsi dai rifiuti non è uno scherzo e le discariche sono oramai superate: bruciare i rifiuti significa produrre maggiore CO2 e quindi inquinare il nostro Pianeta. L’unica soluzione che possiamo adottare è cercare di riciclare, differenziandoli, la maggior parte dei materiali che riguardano il nostro uso nella quotidianità. Per questo motivo iniziamo proprio dalla nostra esperienza quotidiana.

Ho chiesto ai bambini di prestare particolare attenzione alle loro merende. Prima di tutto devo fare una premessa: chi in classe porta a merenda frutta e verdura si guadagna un bell’applauso collettivo (cibo sano in contenitori che vengono poi riportati a casa, lavati e riutilizzati) mentre chi ha il panino fatto in casa riceve dei complimenti (anche il panino ha un impatto minimo sull’ambiente). Questo tipo di “politica” è stata avviata già dalla prima classe quindi il discorso è ben assodato nei miei alunni 😉 Lo scorso anno affrontammo il tema delle merende confezionate facendo scoperte raccapriccianti! “Bambini mangiate le vostre merende facendo attenzione alle confezioni utilizzate. Poi raccoglieremo i dati acquisiti in una semplice tabella che diventerà un cartellone”.

Alla LIM imposto la tabella procedendo di pari passo con loro sui quaderni. Oramai sono abituati a procedere con metodo e ordine e il lavoro di predisposizione della pagina procede velocemente. Faccio sistemare, per praticità, il quaderno in orizzontale. La tabella raccoglie: il tipo di merenda da analizzare e i materiali in riferimento ai cesti colorati (umido / carta / plastica / multimateriale / secco).

Una volta che la tabella è pronta possiamo concentrarci sul lavoro vero e proprio che parte da una riflessione guidata stimolata dalla mia domanda: “Qual è, secondo voi, la merenda che ha meno impatto di CO2 … e che è più facilmente riciclabile o che comunque produce meno rifiuti?”  I bambini alzano immediatamente le mani e son tutti d’accordo ad affermare che frutta e verdura abbiano un impatto minimo: “Maestra, della frutta e della verdura mangiamo tutto… al limite buttiamo la buccia della banana!” – “Che comunque  – faccio io – buttiamo nell’umido, essendo rifiuto organico, e diventa compostabile! E frutta e verdura come le portiamo a scuola? Sono confezionate?” – “La mettiamo in contenitori di plastica che poi riportiamo a casa e riutilizziamo“. Scopriamo così che frutta e verdura non solo fanno bene al nostro organismo ma anche all’ambiente 🙂

Procediamo così analizzando le merende più gettonate nella nostra classe: panini, yogurt, crackers, merendine, succo di frutta, ABC della merenda. Via via segniamo TIPO DI MERENDA e poi ci concentriamo sui resti (che vanno sempre nell’umido-organico esclusi i liquidi) e le varie confezioni segnando con precisione la tipologia e collocando nella colonna del materiale apposito nel quale deve essere riposto. Mentre lavoriamo di pari passo alla LIM e sul quaderno,  io preparo il cartellone che appenderemo fuori dall’aula. I bambini notano immediatamente che la colonna del SECCO-indifferenziato resta vuota rispetto alle altre. Alcuni bambini mi chiedono se lì ci si debba mettere i resti di oggetti che non sappiamo dove mettere oppure se non li buttiamo nella carta o nella plastica (perché magari non c’è il contenitore o magari non abbiamo voglia di differenziare) possiamo buttare tutto lì senza fare differenza. Mi rendo conto che c’è ancora molta confusione e ribadisco un concetto importante: BISOGNA DIFFERENZIARE il più possibile. Cosa significa? Che ogni materiale deve essere collocato negli appositi contenitori in modo che possa essere trasformato e riciclato evitando di diventare rifiuto da discarica. Tutto ciò che non appartiene a rifiuto organico, carta, plastica, multimateriale può essere messo nel secco-indifferenziato. Purtroppo i rifiuti che finiscono lì non potranno essere riciclati ma andranno in discarica dove dovranno essere smaltiti differentemente diventando fonte di inquinamento. “Allora il secco è quello che inquina di più?” mi chiede una bambina. “Diciamo che il nostro compito è quello di ridurre al minimo i rifiuti indifferenziati” rispondo io.

Ecco il nostro cartellone finito.

Lo appendiamo fuori dalla nostra aula dove sono collocati i vari contenitori della raccolta differenziata. Tutti i bambini del nostro androne potranno avere dei punti di riferimento in caso di dubbi. I miei alunni, orgogliosi, mostravano ai bambini più piccoli come consultare la tabella oppure, notando errori nella differenziazione, si prodigavano a spiegare che quel materiale andava messo nel bidone giusto.

Chissà… magari a fine anno avremmo ridotto il secco, la nostra raccolta sarà ben organizzata e magari differenziare sarà la cosa più normale del mondo.

PS: E i trucioli della matita? Essendo la matita fatta di legno (quindi materiale organico) e la laccatura biodegradabile… possiamo differenziarla nell’umido-organico!

Allego il file che utilizzerò durante le prossime settimane per sviluppare il discorso della differenziazione materiale per materiale. Per prepararlo ho attinto direttamente dal web tra contenuti, immagini e video. Spero vi possa tornare utile. DIFFERENZIAMO!

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